Regolamento e indicazioni
REGOLAMENTO
Art. 1 – Possono partecipare al concorso tutti i poeti che compongono in lingua sarda.
Art. 2 – Le sezioni sono due:
a) poesia in rima a tema libero dove è gradita anche la poesia satirica: (massimo 40 versi) b) poesia a tema libero a versi sciolti: (massimo 40 versi).
Art. 3 – I concorrenti possono partecipare a uno sola sezione con una sola composizione.
Art. 4 – Le poesie partecipanti alle varie sezioni dovranno essere inedite e mai premiate in altri concorsi.
Art. 5 – Le opere dovranno essere firmate solo con uno pseudonimo e inviate in busta chiusa contenente oltre le composizioni anche un’altra busta chiusa in cui saranno riportati nome, cognome, Codice Fiscale, pseudonimo e indirizzo con eventuale recapito telefonico e c/c bancario del concorrente.
Art. 6 – Per ogni composizione dovrà inoltre essere specificata la sezione per cui si concorre.Art. 7 – Le opere dovranno essere redatte a macchina o fotocopiate in modo chiaro e leggibile e inviate alla Biblioteca Comunale, Piazza Europa, Mamoiada, entro il 5 novembre in numero di 8 copie per composizione.
Art. 8 – Le poesie resteranno di proprietà della Biblioteca, la quale potrà usarle per una eventuale pubblicazione.
Art. 9 – Le poesie verranno valutate da una apposita giuria di esperti. Il responso della giuria è insindacabile.
Art. 10 – I poeti verranno avvisati in tempo utile per le premiazioni. In caso di assenza non motivata dei poeti premiati alla relativa cerimonia, la Biblioteca si riserva di trattenere i premi e di procedere, successivamente, alla consegna agli stessi autori solamente dell’attestato e del libro. I premi non ritirati resteranno di proprietà della Biblioteca.
Art. 11 – Il mancato rispetto delle norme del presente bando, comporterà l’esclusione dal concorso.
INDICAZIONI ESSENZIALI PER UNA CORRETTA SCRITTURA DEL SARDO
Allo scopo di eliminare alcuni dei principali errori che vengono commessi da parte di molti concorrenti e per fornire un contributo all’opera di unificazione ortografica convenzionale della lingua sarda, riteniamo utile riportare le principali norme proposte a suo tempo dai professori Antonio Sanna, Massimo Pittau, Enzo Espa. Esse, così come sono state confermate di recente ancora dal prof. M. Pittau, dal prof. Giulio Paulis e da Tonino Rubattu, direttore della rivista S’Ischiglia, sono riportate a corredo del volume “Sas poesias de una bida” di Pietro Mura, curato da Nicola Tanda.
- le parole vengono scritte senza tener conto delle alterazioni fonetiche proprie dei singoli dialetti; per cui si scrive sardu e non saldu, mortumoltu, Sardigna e non Saldigna;
- quando la parola inizia per consonante, questa nella grafia non viene raddoppiata, anche se la sua pronuncia è allungata in seguito a fenomeni di fonetica sintattica: a notte e non annotte;
- la copula singolare viene scritta est, anche quando nella effettiva pronuncia subisce trasformazioni;
- le terze persone plurali dei verbi perdono in generale la t finale; la medesima consonante tviene indicata nella terza persona singolare, anche quando il vocabolo seguente inizia per consonante;
- in suono della j francese di jour viene indicato con la lettera j, come nei vocaboli jaga“cancello rustico di legno”, maju “maggio” , ruju
- il suono della cacuminale o invertita dd e nd viene scritto senza alcun segno aggiuntivo:caddu, sedda, cando… e non caddhu, seddha, candho;
- non verranno usate nella scrittura le preposizioni articolate; la preposizione viene scritta sempre distinta e distaccata dall’articolo: a su, de su, in su, in sos, in sas;
- per quanto attiene all’impiego della lettera h davanti al verbo hàere la questione è rimasta aperta. Nel volume prima citato, “Sas poesias de una bida”, si opta per l’uso della lettera hdavanti ad alcune voci del verbo hàere (happo, has, hat, hamus, hazis, han, haiat, haian); mentre la lettera h non viene mai usata davanti alla parola omine;
- dopo le consonanti finali non viene scritta la vocale paragogica tranne in fine di verso per esigenze di rima;
- l’avverbio negativo è in genere scritto “no” quando è seguito da vocale, “non” quando è seguito da consonante;
- la congiunzione negativa ne = in italiano “né” non viene in genere accentata, poiché non è possibile confonderla con altre particelle;
- la zeta sonora (o dolce) viene scritta con z semplice, mentre quella sorda viene scritta contz o doppia zz; ad esempio: zente, muzere, tzitsade, fatzile (o fazzile), catzare (ocazzare);
- la lettera c è da usare come in italiano; quindi, per indicare il suono duro gutturale, si scriverà ch e non k; avremo quindi “chida” e non “kida”, “chena” e non “kena”, “cane” e non “kane”;
- l’accento si usa solo nelle parole tronche: “però“, “accò”, “ajò”. Si usa pure per il “sì” affermazione, che non deve essere confuso con il “si” pronome personale.